San Nicola, il Santo dei massesi
di Pacifico Cofrancesco
UNO SPECIALE RINGRAZIAMENTO AD ANNA DI LEONE
PER LE RICERCHE STORICHE ED ICONOGRAFICHE
La devozione per San Nicola a Massa di Faicchio risale a molti
secoli fa. Prima dell’attuale chiesa, intitolata al Santo nel 1693,
esisteva una più antica chiesa detta di San Nicola Vecchio, distrutta
nel terremoto del 1688, e di cui rimangono i resti dell’abside e di
alcune sepolture. Una devozione assai antica, quindi, che rimane ancora
oggi molto forte.
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La chiesa di San Nicola di Massa negli anni 1960
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Quando ero piccolo ed andavo a Massa a trovare lo zio Michele
Cofrancesco, fratello del mio nonno paterno Pacifico, e la zia Battista
Lavorgna, sorella della nonna materna Giuseppina, ricordo una chiesa di
tufo con l’intonaco inscurito dal tempo, al centro del piccolo abitato,
con delle case intorno, fatte dello stesso tufo e con lo stesso colore.
La chiesa nella mia memoria aveva un aspetto non antico, ma vecchio, di
almeno qualche secolo. Non sapevo molto della sua storia. Sapevo che i
miei genitori si erano sposati in quella chiesa, molti anni prima.
Avevo visto le fotografie del loro matrimonio, in bianco e nero, e il
grigio delle foto non era molto dissimile dal grigio del tufo che
potevo vedere con i miei occhi.
La chiesa di San Nicola di Massa era un riferimento quasi mitico, nella
mia memoria storica personale. Tra le fotografie che i miei genitori
custodivano gelosamente c’era anche una vecchia cartolina della chiesa
di San Nicola, con la statua del Santo. Non so più dove sia quella
foto, ma la statua doveva essere molto simile a quella riprodotta
sull’immaginetta che Gaetano Cofrancesco teneva sempre nel suo
portafogli, e che sua moglie Angelina ha conservato fino ad oggi, anche
dopo la morte di suo marito, con tanto amore.
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L'immaginetta di San Nicola di Bari
conservata da Gaetano Cofrancesco
e dalla sua famiglia
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Ricordo mio padre dire “oggi a Massa è la festa di San Nicola”, come se
rievocasse un evento storico di particolare importanza. Le sue feste di
San Nicola le aveva vissute a Massa da ragazzo e da giovanotto, essendo
emigrato da quel luogo all’età di 24 anni, quando le feste erano anche
un’occasione per incontrarsi e per scambiare “occhiate” con le ragazze.
Anche per mia nonna Angela, moglie del nonno Pacifico e madre di mio
padre, abitante a Massa fino al 1956, la festa di San Nicola aveva un
significato speciale. Ma è così per tutti i massesi, da sempre, in
qualunque luogo si siano trasferiti.
Dopo il terremoto del 1980 la chiesa è stata restaurata. Il tufo è
stato ripulito. La navata, che ricordavo sempre in penombra, è stata
ridipinta e rinnovata. La canonica è rimasta addossata alla chiesa, ma
non c’è più la grande scalinata che gli arcipreti di Massa dovevano
salire e scendere ogni giorno. Nel piccolo slargo adiacente alla
canonica è stata ricavata una piccola piazza. Anche le case di Massa
sono state restaurate, i mattoni di tufo, i “c’ment”, sono stati per lo
più coperti da intonaci moderni, che nascondono, oltre il tufo, anche
le tracce della storia.
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La chiesa di San Nicola di Massa in parte già restaurata
dopo il terremoto del 1980 (la scalinata della canonica è ancora al suo posto)
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La memoria storica e l’attaccamento alle tradizioni dei massesi invece
rimangono intatti, così come la devozione per il loro Santo Protettore,
San Nicola, e per la loro Madonna, l’Addolorata. San Nicola, lo
festeggiano due volte l’anno, l’ultima domenica di maggio e il 6
dicembre; l’Addolorata la terza domenica di settembre. A Massa si
festeggiano anche San Antimo e San Michele. Nella chiesa ci sono le
statue di tutti questi santi, oltre che quella del Cristo. La statua di
San Nicola, a mezzobusto, di legno, restaurata di recente, si trova,
come è dovuto al titolare della chiesa, nella nicchia centrale dietro
l’altare maggiore e quella dell’Addolorata, forse proveniente dalla
Masseria del Barone - poco distante dall’abitato - in un’altra nicchia
nella navatella di sinistra.
La festa di San Nicola aveva una regia molto accurata. Sopra tutti
stava l’“economo”, ossia la persona a cui tutti si dovevano riferire
per l’organizzazione della festa. Naturalmente compito principale
dell’economo era quello di raccogliere fondi a sufficienza per la
festa. Anticamente coloro che possedevano terreni seminati a grano,
quando mietevano, offrivano delle “regne”, ossia dei grandi covoni di
grano, per la festa di San Nicola. Tutte queste “regne” venivano
raccolte dall’economo, che le trebbiava, ricavandone del grano. Il
grano così ottenuto veniva poi venduto all’asta davanti alla chiesa e
con il ricavato si organizzava la festa. Anche per portare a spalla la
statua del Santo in processione e lo stendardo si faceva un’asta. Solo
quelli che offrivano di più potevano assicurarsi questi speciali
“privilegi”. Oggi al posto dell’economo c’è un “comitato organizzatore”
e invece delle aste, per raccogliere i fondi, si fa la “questua”. Si
raccolgono fondi anche nei paese vicini, a Faicchio e San Lorenzello,
perché la festa non è solo per i massesi. In un passato non molto
lontano, queste feste erano una delle rare occasioni di svago e di
incontro tra persone di paesi diversi. Anche i massesi, a loro volta,
contribuiscono economicamente alle feste di Faicchio e San Lorenzello.
Come in tutte le feste del Sud dell’Italia non potevano mancare i
fuochi d’artificio e, in epoca di elettricità, le tipiche “luminarie”.
Gran parte delle spese erano queste, ma si facevano anche altre spese,
per la banda musicale, ad esempio. In anni lontani, verso il 1918, si
ricorda, che con le offerte degli emigrati massesi in America,
l’arciprete di Massa acquistò un baldacchino di seta rosso, ricamato
d’oro, per portare il Santo in processione. In un’altra occasione i
massesi americani, probabilmente di New Haven, come annota l’arciprete
Zarrella, “nel 1953 donarono alla Vergine Addolorata qui venerata una
ricca veste ricamata in oro zecchino spendendo 90.000 lire”.
L’attaccamento dei massesi, emigrati all’estero o in altre parti
d’Italia, alla loro chiesa e ai loro santi è sempre stato molto forte,
soprattutto per quanto riguarda la generazione di coloro che erano nati
e cresciuti a Massa prima di emigrare. Mio padre ricorda che suo zio
Vincenzo, anche lui emigrato a Garlasco con la sua famiglia nel 1956,
ogni anno raccoglieva dei soldi per la festa di San Nicola, sia tra i
massesi di Garlasco che tra quelli di Magenta, che inviava poi a Massa,
con un vaglia postale, indicando con precisione tutti i nomi di chi
aveva contribuito. Ricordo anch’io, seppure in modo un po’ vago,
quando lo zio Vincenzo passava da casa nostra per la sua piccola
“questua”, per la festa in onore di San Nicola, che è sempre rimasto
il Santo dei massesi, anche se lontani dalla loro terra d’origine.
Quando mio padre era un ragazzo, i fuochi d’artificio venivano sparati
da “Pepp i bummar” (Giuseppe il “bombaro”), di San Lorenzello, mentre
negli anni successivi se ne occupava “Micc Micc” (Miccia Miccia) di
Ponte. Naturalmente i soprannomi di queste persone indicano chiaramente
che si trattava di “professionisti” dei fuochi d’artificio. Anche il
cugino di mio padre, Rinaldo Cofrancesco, ricorda i fuochi d’artificio
di Massa come qualcosa di eccezionale (“quelli del Nord Italia sono
nulla, al confronto”, è solito ripetermi ancora oggi). Anche la banda
musicale era sempre presente e, per risparmiare sulla spesa, ogni
famiglia invitava a pranzo uno o più dei suoi componenti, “i sunatur”.
La banda che doveva suonare per la festa di San Nicola veniva scelta
con cura: si facevano venire le migliori bande dall’Abruzzo e dalle
Puglie, in tempi, tra l’altro, in cui viaggiare non era facile come
oggi.
Per la festa di maggio, una famiglia di Massa aveva il compito di
preparare le “panelle” di San Nicola. Oggi quasi nessuno fa il pane in
casa, e le “panelle” di San Nicola vengono cotte nel forno del paese
dalla panettiera Assunta, e anche per la festa di dicembre. Alla messa
in onore del Santo, ad ogni fedele vengono distribuite tre panelle,
simbolo della Trinità, a cui San Nicola era molto devoto, insieme ad
una piccola bottiglia con una speciale “acqua”. Questa “acqua” contiene
la “manna di San Nicola”, ossia un liquido trasparente che tuttora
viene raccolto sul corpo del Santo. La manna viene prelevata ogni anno
il 6 maggio dalla tomba di San Nicola, nella Basilica di Bari, dove è
sepolto, mediante l’inserimento di una cannula d’oro e d’argento che
aspira il santo liquido. Una parte della manna viene consegnata al
Vescovo in un’ampolla e la restante parte viene distribuita ai fedeli
presenti nella Basilica quel giorno, in piccole boccette. Alcune di
queste boccette arrivano ogni anno a Massa e vengono utilizzate per
ottenere l’acqua di San Nicola distribuita alla funzione del 6
maggio.Essa viene considerata dalla Chiesa e dai fedeli una vera e
propria reliquia del Santo, dal momento che sgorga dalle sue ossa. Il
giorno della festa il prete di Massa versa alcune gocce della “manna”
di San Nicola in un’anfora (“lancella”) piena d’acqua e la benedice.
L’acqua mista a manna distribuita il giorno della festa ha proprietà
taumaturgiche e deve essere bevuta contro le malattie della gola e
della voce.
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Ampolle con la "manna" di San Nicola
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Prima che le recenti norme salutistiche lo vietassero, i fedeli che si
recavano in chiesa a pregare il giorno di San Nicola potevano, a
qualunque ora del giorno, attingere l’acqua contenente la manna
dall’anfora, e potevano berla direttamente, ma da un recipiente molto
particolare, un vero campanello (“i cuampanegl”). Come per molte
tradizioni, il senso di questo gesto si è perso, ma certamente doveva
avere un significato simbolico e rituale molto importante.
Nell’inventario redatto da don Zarrella, al suo arrivo a Massa nel
1918, è presente “un campanello, detto di San Nicola, senza battente”.
Le celebrazioni religiose per la festa del 6 dicembre iniziavano il 27
novembre, con una novena dedicata a San Nicola, a cui partecipavano
tutti i massesi. Oggi, per decisioni non dipendenti dalla volontà dei
massesi, la novena è diventata un triduo, che parte quindi dal 3
dicembre di ogni anno.
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La chiesa di Massa durante i festeggiamenti per San Nicola
La statua viene posta sul baldacchino a lato dell'altare
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Quando iniziano le preghiere in preparazione della festa di San Nicola,
la statua viene tolta dalla nicchia e posta in evidenza sul
baldacchino, a fianco dell’altare maggiore. Nel giorno della “vigilia”,
il 5 dicembre, a mezzogiorno vengono sparati cinque colpi di mortaio,
con un finale a cinque: è il segnale che dà inizio alla festa.
Una processione di molti anni fa a Massa
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L'uscita dalla chiesa
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Il ritorno in chiesa
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Il giorno della festa la statua del Santo viene portata in processione,
con il suo “oro”, donato dai fedeli devoti e come ringraziamento per le
grazie ricevute. Questo oro per antica tradizione viene custodito da
una famiglia di Massa, sempre la stessa; unica eccezione fu Bartolomeo
Cofrancesco, che per un certo periodo ebbe il privilegio di custodire
la mitria e il bastone del Santo.
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La statua di San Nicola portata in processionea Massa nel 2000
Da sinistra: Alfredo Di Leone, Biagio Federico, Michele Di Leone, Emilio Branca
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La processione percorre tutte le strade di Massa e termina davanti alla
chiesa con una solenne benedizione. Le messe per San Nicola sono sempre
“cantate” e i canti non si interrompono neppure durante la processione.
Ogni anno per la messa solenne in onore di San Nicola veniva invitato,
a spese di un fedele, un predicatore, che facesse il panegirico del
Santo (“i parigiric”). Per i massesi era l'occasione, molto sentita ed
attesa, per rinvigorire la loro devozione per il loro Santo Protettore.
Il predicatore per essere apprezzato doveva tessere le lodi di San
Nicola con vigore e convinzione. I massesi amavano sentire il nome del
Santo ripetuto molte volte durante il panegirico, ed erano molto
esigenti nel giudicare le capacità oratorie del predicatore. Alcuni
massesi ricordano con nostalgia predicatori capaci di incantare e di
tenere le persone in chiesa per moltissimo tempo, senza annoiare o
stancare.
Verso gli anni Venti/Trenta del secolo scorso, un arciprete rimasto
nella memoria dei massesi e che fu parroco di Massa per ben 52 anni,
don Ernesto Zarrella, ideò una sacra rappresentazione con “quadri”
sulla vita di San Nicola. La tradizione non si è perduta e ancora oggi,
ogni 5 o 6 anni, per la festa di maggio sulla piccola piazza di Massa
viene riproposta la vita di San Nicola. Tutte le famiglie forniscono
attori per la rappresentazione e i vari ruoli spesso vengono tramandati
di padre in figlio.
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La vita di San Nicola rappresentata a Massa a metà degli anni 1990.
Da sinistra, Giuseppe Cofrancesco, Sebastiano Di Leone, Nicola Mazzarella,
Michele Mazzarella, Bernardo Tacinelli, Marco Festa, Talio Di Leone,
e San Nicola, a destra, interpretato da Valerio Ciarlo
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Sempre negli anni Venti/Trenta del secolo scorso, ed ancora ad opera
dell'infaticabile arciprete Zarrella, fu istituita una "Congrega" di
laici dedicata a San Nicola. La Congrega ebbe un suo statuto, un abito
ed uno stendardo e fu attiva per più di 40 anni, occupandosi delle
processioni, delle preghiere e anche del trasporto a spalla dei defunti
in chiesa e al cimitero, durante i funerali.
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I "fratelli" della Congrega di San Nicola
mentre entrano in chiesa al termine di una processione
(dettaglio di una foto precedente)
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Come sempre accadeva in passato, la festa religiosa di San Nicola era
anche un’occasione per “menu” fuori dall’ordinario; ne è la prova il
seguente detto rimasto nella tradizione massese: “Ogg’ è Sant N’cola,
s’ magna carn e maccarun’, duman a zappà a serua d’iun”, ossia “Oggi è
San Nicola e si mangiano carne e maccheroni, domani si va a zappare
alla selva digiuni”. Questo naturalmente ci fa capire quali fossero le
“abitudini” alimentari del passato: la carne era un cibo raro, ma lo
erano, imprevedibilmente per noi oggi, anche i maccheroni, e solo in
feste molto importanti si potevano avere questi cibi così “speciali”,
anche a costo di restare digiuni nei giorni successivi.
San Nicola è davvero il Santo dei massesi, quello che ogni massese
porta sempre nel proprio cuore, ovunque si trovi. Così come porta nel
cuore la piccola e raccolta chiesetta a lui dedicata, dove per secoli
tutti i massesi sono stati battezzati, hanno ricevuto la prima
comunione e sono stati cresimati, dove molti di loro si sono sposati e
sono stati anche, prima della costruzione del cimitero in tempi
recenti, sepolti. Tutto il ciclo della vita dei massesi si svolgeva
all'ombra della loro chiesa e al suo interno, e sotto lo sguardo
protettivo del loro Santo, San Nicola.
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La statua di San Nicola di Massa
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