Ho cominciato a pensare al mio viaggio a 12 anni
Ho cominciato a pensare al mio viaggio a 12 anni. Avevo un'insegnante, la signora Sagnella, che aveva appena visitato l'Italia e la provincia di Benevento. Questa era la provincia dei suoi antenati, dei miei e di quelli di molti italiani che abitavano ad Hamden (Connecticut, USA) e nelle città vicine. Raccontò alla nostra classe delle bellissime storie sul suo viaggio in Italia di quell'estate. Quando quell'anno dovetti fare una ricerca a scuola, decisi di farla sull'Italia. Lessi moltissimo sul paese oggetto della mia ricerca e negli anni ho mantenuto un grande interesse per l'Italia quando sentivo in famiglia e dai "paesani" i racconti dell'antica patria. Sapevo che un giorno avrei visitato l'Italia.
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Phyllis e Al a Roma
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E' accaduto 54 anni più tardi che io e marito Al siamo saliti su un aereo diretto in Italia. Come tutti i turisti, dovevo vedere i luoghi d'arte di cui avevo letto e sognato in tutti quegli anni. Ed erano proprio come me li ero immaginati ed anche più belli. Roma, Firenze, Pompei, Napoli, Sorrento, Positano ed Amalfi erano tutti luoghi splendidi.
Sebbene fossi assolutamente soddisfatta delle mie visite alle città più importanti, desideravo sopra ogni cosa visitare la terra dei miei antenati.
Contattammo via Internet
Ryan Cofrancesco,
un cugino di terzo grado, che vive a Roma. Accettò di farci da guida e così incontrammo Ryan, che ci fece da guida, interprete, autista e compagno di viaggio fino a Pompei. Quando lasciammo Pompei provavo sconforto nel vedere la spazzatura ai bordi dell'autostrada. San Lorenzello sarebbe stata così, oppure era la terra verde ed incontaminata che avevo sempre immaginato dovesse essere? La mia testa era piena di domande. Era questa la strada che mia nonna aveva percorso nel suo viaggio verso Napoli e l'America? Quanto era durato il suo viaggio fino a Napoli per imbarcarsi sulla nave per l'America? Mia nonna fece il viaggio con i suoi quattro figli, nessuno dei quali aveva più di 13 anni. Quali erano i suoi sentimenti quando lasciava il suo paese? Come si sentivano quando salirono a bordo del transatlanico che li avrebbe portati verso l'ignoto?
Lungo la strada la campagna era bellissima
Una volta attraversate le grandi città, la spazzatura sparì e lungo la strada la campagna era bellissima. Era buio quando arrivammo a San Lorenzello e all'Azienda Agrituristica Marchese. Dopo il caldo benvenuto di Anna Marchese, la proprietaria, mi sentivo già a casa mia. Non vedevo l'ora che arrivasse il giorno dopo.
Il mattino dopo svegliandoci vedemmo il Monte Acero ad una certa distanza. Dai Marchese eravamo circondati da una lussureggiante piana coperta di vigneti ed ulivi. Dopo la colazione salimmo in auto coll'idea di esplorare la zona. Mentre guidavamo verso il paese qualcosa ci indirizzò verso il laboratorio del ceramista Guido Barbieri. Il signor Barbieri ci salutò calorosamente. Ryan gli spiegò che lo scopo della nostra visita era quello di incontrare i nostri parenti sconosciuti. Ci scambiammo gli indirizzi. Dissi al signor Barbieri che mio padre si chiamava Filippo Masotta. E lui disse che Filippo era anche il nome del fondatore di San Lorenzello. Gli dissi anche che mio nonno paterno era un Masotta e mia nonna una Lavorgna. Disse che conosceva una coppia in paese che aveva gli stessi nomi. Dopo aver scelto dei souvenir dalle sue bellissime riproduzioni artistiche di ceramiche del XVIII secolo, ci accompagnò da loro. Non erano a casa e così ci fece da guida in giro per il paese.
Un giro del paese
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Phyllis e Al alla fontana del paese
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Il primo luogo dove ci accompagnò fu
il cimitero. Abbiamo visto le lapidi di molti Cofrancesco, Masotta e Lavorgna, tutte del secolo scorso, comunque. Quando chiesi di vedere tombe più antiche mi rispose che le ossa erano state ammonticchiate tutte insieme. A differenza di quanto accade nei cimiteri americani, dove è possibile trovare lapidi del XVII secolo, non c'erano scritte di alcun genere sui monti di ossa.
Il signor Barbieri ci accompagnò a vedere l
a fontana del paese. Avevo acquistato nel suo laboratorio una ceramica con riprodotto il motivo della fontana. Ero così eccitata a trovarmi lì. Ero certa di camminare sugli stessi sassi su cui avevano camminato mio padre e la sua famiglia. Avevo visto magnifiche fontane in giro per l'Italia, ma nessuna mi commosse tanto quanto questa semplice fontana di paese.
Andammo poi alla
chiesa di San Lorenzello. C'era un pittore che stava sabbiando il grande portone d'ingresso della chiesa. All'esterno la chiesa aveva bisogno di notevoli interventi di restauro. Quando entrammo, il mio cuore fu rapito. Sentii immediatamente la presenza di tutti i miei antenati. Camminavo nella bianca immacolata navata delle chiesa con grandi statue e l'altare dorato. Nella mia mente vedevo il battesimo di mio padre. Mi inginocchiai e pregai per i miei antenati e ringraziai il Signore perché mi aveva dato la possibilità di essere lì.
Dopo le preghiere fui invitata dal signor Barbieri a guardare un lato della chiesa, dove indicava
un grande dipinto di Gesù Crocifisso. La firma sul dipinto recitava
Tomaso Masotta. Forse Tomaso era un mio parente diretto? C'era una connessione tra questo pittore e l'interesse per l'arte dei Masotta? Dovevo andare a cercare informazioni presso gli uffici comunali. Ringraziammo il signor Barbieri che così generosamente ci aveva messo a disposizione il suo tempo per aiutarmi a trovare le mie radici e andammo agli uffici comunali. Con disappunto scoprimmo che gli uffici erano chiusi. Mi resi conto che sarebbe stato impossibile trovare le informazioni che cercavo nei pochi giorni di permanenza a San Lorenzello.
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Al e Ryan presso la chiesa
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Il dipinto di Tomaso Masotta
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Andammo a casa di
Alessandro Cofrancesco. Sfortunatamente non lo trovammo, ma passammo un po' di tempo con la sua dolce madre e i suoi splendidi figli. Visitammo l'antica casa di famiglia attaccata alla nuova costruzione. La signora Cofrancesco e i suoi nipoti erano molto gentili. Qui scoprii la profonda devozione delle persone della provincia di Benevento per Padre Pio.
Non potevamo partire senza incontrarli
Il giorno successivo dovevamo partire per Firenze. Ero afflitta. Non volevo partire, ma il nostro albergo ci aspettava a Firenze. Dirigendoci verso l'esterno del paese ci fermammo un'ultima volta al laboratorio di ceramiche del signor Barbieri, per ringraziarlo e per acquistare altre meravigliose ceramiche da portare a casa. Ci disse che
Raffaela Masotta e suo marito, Pasquale Lavorgna, ci aspettavano e non potevamo partire senza incontrarli. Il mio sconforto diminuì al pensiero di questi meravigliosi sconosciuti che volevano incontrarci. In un attimo ci ritrovammo nella loro bellissima casa moderna, che Pasquale Lavorgna, un architetto, aveva costruto. Di nuovo un collegamento con l'arte. Anche mio padre era un costruttore. Questa era la persona, che Ivan Cofrancesco aveva detto essere nostro parente. Ci mostrarono delle foto di famiglia e c'erano certamente delle somiglianze sia da parte Masotta che Lavorgna. Per ingarbugliare ulteriormente la situzione mi dissero che la madre di Raffaela era una Cofrancesco. Eravamo sicuramente nella terra dei nostri antenati.
Credo che sia stato il destino a volere che Al ed io formassimo un legame Masotta/Cofrancesco. Ad ogni modo, non siamo stati i primi a fare questo. Nel secolo XVII c'era stato un altro matrimonio con gli stessi cognomi e la madre di Raffaela ci disse che sua madre era una Cofrancesco e sposò un Masotta. Siamo stati onorati di aver incontrato tante persone gentili a San Lorenzello. Il mio desiderio è quello di poter ritornare un giorno in questo luogo.
P.S.
Guido Barbieri e i Lavorgna ci hanno chiesto di cercare i loro parenti nel Connecticut. Se qualcuno di voi che legge queste pagine li conoscesse, dica loro che continuo le ricerche, anche se fino ad ora non ho avuto la fortuna di incontrarli.