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Benvenuto arrow La famiglia
La guerra di Umberto
Scritto da Pacifico Cofrancesco   
09/18/08
Indice articolo
La guerra di Umberto
E la storia inizia...
La guerra d'Etiopia
La "Libbretta"
Umberto in Libia
La "vita a patir di fame"
"Prisoner of War" in India
la corrispomdenza coi familiari
l'Australia di Umberto
Il ritorno a casa
File PDF scaricabile

“Prisoner of War” in India

Il viaggio verso l’India della nave Glasgow durò alcuni giorni, incluso il tempo di una sosta tecnica.
“Giorno 23-2-41. Siamo appoggiati al porto di Aden dove siamo stati fermi tre o quattro ore per fare rifornimenti di carboni.
Arrivati al porto di Carachi il primo marzo nelle ore pomeridiane.
Nello stesso momento ci hanno mandati in treno proseguendo il lungo viaggio per cinque giorni continui.
Arrivato a RAMGARH, giorno 6-3-41.
Chiusi nel campo di prigionia N.4-B.”
I soldati prigionieri venivano ammassati nelle stive delle navi cargo, in spazi angusti, senza la possibilità di uscire all’aperto, se non per un’ora al giorno. Non c’erano servizi igienici e il cibo era poco e di pessima qualità. Molti si ammalavo di dissenteria. Gli ufficiali invece venivano trattati con un certo riguardo. Viaggiavano in cabina e gli venivano serviti dei pasti quasi normali.

Dall’Europa all’Africa, ed ora in Asia. Umberto aveva già toccato tre continenti. A quell’epoca l’India era ancora parte integrante del grande Impero Britannico, destinato a dissolversi alla fine della seconda guerra mondiale. Umberto diventò un “Prisoner of War” (prigioniero di guerra, solitamente abbreviato in “POW”). In una pagina del suo taccuino lo scrive a lettere cubitali. Devono essere state le prime parole inglesi che Umberto ha imparato.

POW

Era stato registrato come prigioniero di guerra prima della partenza dall’Egitto, in un luogo chiamato Geneifa, nella penisola del Sinai, non lontano da Suez, dove esisteva un posto di transito per i POW. Gli fu assegnato il numero di matricola “126777”. Anche questo numero Umberto lo dovette imparare molto rapidamente.

image025.jpg

Le condizioni di vita nel campo di prigionia di Ramgarh erano particolarmente dure. Umberto racconta la sofferenza e le malattie:
“Dal marzo 41 in poi chiusi nei reticolati ci toccava soffrire non solo [per] vederci chiusi, ma anche il potente calore dell’India, quasi insopportabile. E più tardi quando nel mese di giugno 41 incominciarono le piogge, a noi prigionieri ci toccava bere acqua torbida proprio in color di terra. E questo fu la causa di gravi malattie che presero diversi soldati [poi] morti nei campi di RAMGARH.”
Anche Umberto si ammala. Di pleurite!
“Io dal giorno 28-6-41 incominciai ad essere ammalato con febbre lenta, dolori fissi alle spalle. Diagnosi medica: pleurite.”
E insieme alla pleurite molti altri malanni.
“tonsillite alla gola, mal di testa, stanchezza personale, reumatismi, dolori alle ossa. Durante la prigionia fui tormentato di malattie, che mi lasciano grave lesione per tutta la vita.”
Le visite mediche si susseguivano a ritmo incalzante. Umberto annota con cura le date e la diagnosi.
 Visita medica
  28-6-41
  7-7-41        pleurite
  24-7-41
  29-7-41      pleurite
  30-7-41          “
  8-9-41            “
  16-9-41        
Il 1942 non inizia meglio dell’anno appena trascorso. Le condizioni di Umberto dovevano essere peggiorate e viene richiesta una “visita superiore”, addirittura in vista di un eventuale rimpatrio.
“Giorno 7 febbraio 1942. Passato una visita superiore dagl’Inglesi all’ospedale di Ramgarh S. P.te.
Giorno verso la fine di marzo 1942. Passato una visita superiore della Commissione Internazionale all’ospedale di Ramgarh per il Rimpatrio”
Ma evidentemente del “Rimpatrio” (scritto con la lettera maiuscola, per la grande rilevanza di questa che non era solo una parola, ma un sogno, un miraggio...) non se ne fa nulla. La Commissione deve aver deciso che Umberto non aveva sofferto abbastanza e che le sue condizioni di salute gli consentivano di continuare quella penosissima vita del campo di prigionia.

La tensione anche tra gli stessi prigionieri era sempre molto alta. Bastava un nonnulla per accendere discussioni e liti. Umberto racconta un episodio accaduto al campo di Ramgarh.

“Giorno 16 febbraio 1942. A mezzogiorno mentre eravamo in refettorio seduti a tavola tra noi paesani e si discorreva d’affari nostri, e cioè si diceva che i soldati del primo turno avevano lasciato il tavolo sporco. Ecco all’istante si alza il soldato Maldera invocando parole poco corrette: hanno fatto bene. E tutto arrabbiato si avvicinava al nostro tavolo, dove come anzi detto si parlava tra noi. Io gli ho detto: qui in questo discorso nessuno ti ha chiamato. In quel momento ero in piedi e mi sono seduto sulla panca vicino al tavolo e contemporaneamente il soldato Maldera ha preso il tavolo e me l’ha girato sulla testa facendomi due ferite sulla fronte. Presenti erano diversi soldati che corsero in aiuto. Fui subito medicato all’infermeria locale del campo B.1. Dopo breve tempo intervenne anche il comandante di plotone che prese provvedimenti riguardo al soldato Maldera. Verso sera fu portato in prigione.
Giorno 17 febbraio. Fummo chiamati al comando e il soldato Maldera fu punito dagl’inglesi con ventotto giorni di prigione. Per testimone c’era il Cap. Magg.re Lavorgna Ernesto.”

Insieme ad Umberto al campo di Ramgarh c’erano dunque anche dei suoi “paesani”. Una piccola comunità di laurentini (originari di S. Lorenzello) o soldati originari della provincia di Benevento. Ernesto Lavorgna era uno di loro. Era nato a Castelvenere, paese confinante con S. Lorenzello, nel 1918, da Salvatore Lavorgna e Maria Antonietta Simone, ed era sposato con Antonietta De Filippo. Risultava che fossero residenti a S. Salvatore Telesino (provincia di Benevento). Anche Ernesto ritornò dalla prigionia nel 1947.



Ultimo aggiornamento ( 09/18/08 )
 
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