cofrancesco.net

Login Form





Password dimenticata?
Un account? Registrati
 
  • Italiano
  • English
 
Benvenuto arrow La famiglia
La guerra di Umberto
Scritto da Pacifico Cofrancesco   
09/18/08
Indice articolo
La guerra di Umberto
E la storia inizia...
La guerra d'Etiopia
La "Libbretta"
Umberto in Libia
La "vita a patir di fame"
"Prisoner of War" in India
la corrispomdenza coi familiari
l'Australia di Umberto
Il ritorno a casa
File PDF scaricabile

Umberto in Libia
“Imbarcato a Napoli giorno 1° Giugno con la Nave Italia.”
Inizia così il racconto di Umberto della sua esperienza di guerra.
“Sbarcato a Tripoli nelle prime ore del mattino del giorno tre Giugno.”
Umberto arriva in Libia, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia. Rimane a Tripoli fino al 18 giugno e viene poi spostato con la sua colonna verso il confine con l’Egitto in Cirenaica.
“Facendo tappa per diversi giorni tra i dintorni di Derna a un posto chiamato Martub. Spostato da Martub giorno 15 Luglio, portandoci a Porto Bardia.”
L'area delle operazione intorno a Bardia
L’area delle operazioni di guerra in Nord Africa tra il 1940 e il 1941

Umberto rimane in zona fino al 9 settembre,
“facendo tappa per due giorni a Ponticello. La notte dell’11 Settembre siamo partiti a piedi per andare a Forte Capuzzo dove siamo arrivati all’alba del 12 Settembre.
Giorno 16-9-40 siamo spostati da Capuzzo e in giornata stessa a piedi siamo andati a Solum”.
I movimenti di Umberto
I dintorni di Bardia in cui fu impegnato Umberto nel 1940
prima della cattura il 5 gennaio 1941

Poi il racconto si interrompe. Seguono alcune pagine bianche. Cosa stava accadendo? Umberto non racconta di scontri armati, ma solo di spostamenti e movimenti di truppe. I luoghi che vengono nominati sono tutti vicini alla frontiera egiziana, ma ancora nel territorio della Libia italiana.
L’intenzione del Governo italiano è chiara. Si stanno ammassando truppe sulla frontiera per attaccare l’Egitto, in mano ai Britannici, e conquistarlo, insieme all’ambitissimo Canale di Suez.

Dopo che, nonostante il parere contrario di alcuni generali, il 19 agosto Mussolini ribadì la necessità di passare all’attacco in Nord Africa, a metà settembre, come racconta anche Umberto, gli italiani erano arrivati a Solum. Il 16 settembre conquistarono Sidi el Barrani. Ma Umberto, con la sua Compagnia, non andò così lontano. Si fermò a Solum nelle retrovie, ad una cinquantina di kilometri dalla prima linea.

Ci furono tre mesi in cui non accadde quasi nulla. In Italia si stava preparando la conquista di Alessandria e del delta del Nilo. Ma il generale britannico O’ Connor, a capo della Western Desert Force il 9 dicembre 1940 anticiperà il previsto attacco italiano, avviando la cosiddetta Operazione Compass, che si concluderà il 7 febbraio 1941 con la temporanea conquista da parte dei britannici di tutta la Cirenaica. Al termine dell’operazione la 10a Armata italiana non esisteva più. Dei suoi 135.000 uomini solo circa 8000 erano riusciti a rifugiarsi in Tripolitania.

Il racconto di Umberto riprende qualche pagina più in là, dal 7 agosto 1940, con la descrizione di bombardamenti nemici ed operazioni di guerra, poco prima che venga ordinata l’offensiva italiana verso l’Egitto.
“Giorno 7 agosto 40. Bombardamento aereo nemico quando noi eravamo al bagno a Porto Bardia.
Giorno 17 agosto 40. Bombardamento [da] nave avversaria sul nostro settore a P. Bardia, con proiettili lunghi metri 1,67, diametro 40. Fortunatamente quello cascato in mezzo a noi non è scoppiato.
Giorno 11 settembre. Bombardamento aereo a Ponticello.
Giorno 12 settembre 40. A Capuzzo bombardamento aereo e artiglieria nemica sul nostro settore. Così anche il 12 di notte.
Giorno 13 [settembre] 40. All’alba le nostre artiglierie aprirono il fuoco facendo cantare 160 pezzi continuamente puntati su Solum. In quell’azione ricordo che furono sfondate le linee nemiche, e subito dopo veniva occupato Solum dalle nostre fanterie.”
Anche Umberto registra l’attacco italiano del 13 settembre, con 160 pezzi d’artiglieria che cannoneggiano senza sosta le linee nemiche a Solum. Questa operazione porterà alla conquista tre giorni dopo, il 16 settembre, di Sidi el Barrani. Ma i britannici non stanno a guardare e Umberto ricorda, tra le conseguenze del contrattacco nemico, i morti e feriti, in quei “giorni di dolore”.
“Giorno 14 [settembre] 40. Un forte bombardamento aereo nemico a Capuzzo, provocando 13 morti e molti feriti. Tra i morti c’erano tre della nostra Compagnia.
Giorno 14. Per me giorno di Dolore perché [ho] visto parecchi camerati deceduti.
Giorno 16-9-40. Siamo spostati dal Forte Capuzzo e siamo andati a Solum.
Giorno 17-9-40 e la notte del 18. Un grande bombardamento aereo nemico, provocava poco danno.”
Nei mesi successivi la situazione entra, come detto, in una fase di stasi.
“Giorno 25-10-40. Spostato da Solum, accampato presso il 23° Corpo d’Armata che si trovava nella zona di Alfai.
Non ci sono più bombardamenti fino all’inizio di dicembre 1940, quando i britannici scatenano l’Operazione Compass. Umberto racconta:
“Giorno 12-12-40. Spostati da Alfai, perché eravamo stati attaccati dalle corazzate nemiche, per portarci verso Bardia abbiamo impiegato quattro giorni. Per diversi giorni abbiamo mantenuto il fronte a Bardia. Fatti prigionieri 4 Gennaio 1941 e incominciò la vita a patir di fame.”
Umberto su Bardia
Le pagine del taccuino di Umberto dove scrive della caduta di Bardia

Così, in mezza paginetta del suo diario, Umberto riassume quella prima ritirata italiana dall’Egitto e la caduta di Bardia, e l’inizio della sua prigionia, insieme a quella di moltissimi suoi commilitoni. In un solo giorno, il 4 gennaio 1940 a Bardia furono fatti prigionieri 30.000 italiani! Quando scrive queste annotazioni, per Umberto quella “vita a patir di fame” doveva essere già iniziata da tempo!

Il Corriere della Sera del 5 gennaio 1941 riportava in prima pagina “La battaglia di Bardia”. Della sconfitta neanche una parola. Si parlava invece della “accanita resistenza delle nostre truppe”, delle “notevoli perdite inflitte al nemico” e delle “formazioni aeree che concorrono incessantemente all’azione”. D’altra parte questa era la versione ufficiale degli avvenimenti, comunicata dal Quartier Generale delle Forze Armate con il bollettino di guerra n.211:
“Ieri nella zona di frontiera cirenaica, il nemico ha attaccato in forze da terra, dal mare e dall’aria e si è riaccesa la grande battaglia che dura dal 9 dicembre.
Le nostre truppe, al comando del generale Bergonzoli, resistono con estremo accanimento, infliggendo al nemico notevoli perdite.
Formazioni aeree concorrono incessantemente all’azione bombardando e mitragliando unità navali, basi, truppe e mezzi meccanizzati nemici. La battaglia è tuttora in corso. Tre nostri velivoli non sono rientrati alla base.”
image018r.jpg
Corriere della Sera – 5 gennaio 1941

Si parla poi del fronte greco e di quello dell’Africa Orientale. Nient’altro su Bardia. Il giorno successivo lo stesso Corriere della Sera titola “L’accanita battaglia sul fronte di Bardia”. Si ritorna sulle perdite inflitte al nemico. Il bollettino di guerra n.213 parla solo di “un nostro aereo non rientrato”.

L’8 gennaio 1941, ormai la disfatta di Bardia è un fatto acquisito alla storia e il Corriere della Sera non può più negare l’evidenza. Un grande titolo su otto colonne apre la prima pagina: “Esaltazione dell’indomito valore delle truppe che combattono su tutti i fronti”. Tutta la prima pagina del giornale è occupata da un resoconto della battaglia infuriata dal 12 dicembre, con citazioni di “fonti nemiche”, che mettono in evidenza il valore dei soldati italiani. Alla fine la disfatta viene ammessa e l’articolo conclude:
“Il mondo dove non sia inquinato dalla malafede e dalla perfidia dovrà considerare Bardia come una pagina di gloria delle armi italiane.”
La solita retorica di guerra e di regime. Ma cos’altro si poteva dire, in un momento tanto tragico per l’Italia, alle famiglie di tanti giovani impegnati al fronte? Mentre si scrive del loro valore e della loro strenua resistenza, le decine di migliaia di soldati italiani catturati a Bardia, stanno già marciando da giorni verso un lungo destino di prigionia. Tra loro c’è anche Umberto Cofrancesco.

image020.jpg
Soldati italiani fatti prigionieri a Bardia



Ultimo aggiornamento ( 09/18/08 )
 
< Prec.   Succ. >

© 2024 cofrancesco.net