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La guerra di Umberto
Scritto da Pacifico Cofrancesco   
09/18/08
Indice articolo
La guerra di Umberto
E la storia inizia...
La guerra d'Etiopia
La "Libbretta"
Umberto in Libia
La "vita a patir di fame"
"Prisoner of War" in India
la corrispomdenza coi familiari
l'Australia di Umberto
Il ritorno a casa
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La guerra d’Etiopia

Umberto aveva partecipato a quella guerra d’Etiopia che tra l’ottobre 1935 e il maggio 1936 diede all’Italia un Impero, e agli italiani l’illusione di essere una grande potenza militare.

Circa 330.000 italiani parteciparono a questa guerra e tra questi ci fu anche Umberto Cofrancesco. Venne chiamato, come molti altri, per effetto del Decreto n.124 del 12 febbraio 1935 e giunse al Distretto Militare di Benevento l’11 aprile 1935. Lo stesso giorno venne assegnato al 227°  Battaglione di Complemento. La guerra d’Etiopia era già nell’aria. Il 5 dicembre 1934 avvenne l’incidente di Ual Ual tra Somalia ed Etiopia che diede il pretesto all’Italia per dichiarare la guerra all’Etiopia qualche tempo dopo. L’11 ottobre 1935, insieme al suo battaglione, Umberto partì per l’Eritrea, in Africa Orientale. Quel territorio era italiano da una cinquantina d’anni, ed insieme alla Libia e alla Somalia, costituiva il piccolo non ancora “impero” coloniale italiano. L’Eritrea fu la testa di ponte da cui l’Esercito Italiano si lanciò alla conquista dell’Etiopia.

Umberto CofrancescoUmberto era caporale e telegrafista. Aveva ricevuto gradi e qualifica durante il suo servizio di Leva svolto tra il 20 ottobre 1931 e il 25 ottobre 1933. Il suo foglio matricolare menziona come DISTINZIONI E SERVIZI SPECIALI: “Segnalatore con bandiera a lampo di colore. Telegrafista.” S’imbarcò dal porto di Messina, in Sicilia, direzione Massaua, Eritrea, il 13 ottobre 1935. La guerra in Etiopia era già iniziata con l’attacco del 3 ottobre 1935 e si inviavano rinforzi.
Il viaggio per nave durò 10 giorni. Umberto sbarcò a Massaua il 23 ottobre 1935. Le navi italiane potevano ancora attraversare il Canale di Suez, a quell’epoca sotto il controllo inglese. Sia gli inglesi che i francesi, infatti, avevano deciso di lasciar fare gli italiani in Africa, pensando di tenerseli in questo modo alleati in vista di un eventuale conflitto contro la Germania di Hitler.

La guerra fu molto rapida. Il negus Haile Selassie, “re dei re d’Etiopia”, come lui stesso si faceva chiamare, aveva un esercito molto male equipaggiato, con artiglierie obsolete e pochissimi carri armati. L’aviazione etiope aveva soltanto tre vecchi biplani. Nessun esercito straniero venne in suo aiuto. L’esito della guerra era scontato.

La guerra finì, dopo solo sei mesi, il 5 maggio 1936 con l’entrata in Addis Abeba delle truppe italiane comandate dal generale Badoglio, dopo che Haile Selassie aveva abbandonato la capitale ed era fuggito all’estero con il tesoro della corona. Il 9 maggio 1936, Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, annunciò la fine della guerra e proclamò la nascita dell’Impero. Vittorio Emanuele III assunse il titolo di “Re d’Italia e Imperatore d’Etiopia”. Il cosiddetto “Corno d’Africa”, che riuniva Eritrea, Abissinia (Etiopia) e Somalia, era ormai tutto italiano.

Umberto Cofrancesco rimase ancora per alcuni mesi in Africa Orientale, finché il 1 novembre 1936 s’imbarcò a Massaua per ritornare in patria. Sbarcò a Messina il 14 novembre e lo stesso giorno ricevette un “premio di smobilitazione” di 350 lire. Finalmente Umberto poteva tornare dalla sua famiglia a S. Lorenzello, dove mamma Filomena e papà Lorenzo, insieme ai suoi fratelli, lo aspettavano con ansia.

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Umberto all’epoca della guerra d’Etiopia

Per Umberto questa guerra si era risolta tutto sommato bene e con un po’ di denaro che poteva essere d’aiuto per la sua famiglia. Questa partecipazione alla guerra d’Etiopia gli valse anche una decorazione con la “Medaglia commemorativa delle operazioni in Africa Orientale”.

Anche suo fratello Luigi era partito come soldato nel 1936, volontario nella guerra civile spagnola. Purtroppo Luigi Cofrancesco non tornò mai a casa. Morì in Spagna, dove si trova tuttora sepolto. Umberto, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, fece ogni possibile tentativo per riportare almeno le sue spoglie nella terra natale, ma senza successo.



Ultimo aggiornamento ( 09/18/08 )
 
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