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La guerra di Umberto
Scritto da Pacifico Cofrancesco   
09/18/08
Indice articolo
La guerra di Umberto
E la storia inizia...
La guerra d'Etiopia
La "Libbretta"
Umberto in Libia
La "vita a patir di fame"
"Prisoner of War" in India
la corrispomdenza coi familiari
l'Australia di Umberto
Il ritorno a casa
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La “Libbretta” del “Cap.le Cofrancesco Umberto”

Umberto venne richiamato alle armi il 26 maggio 1940. Poche settimane prima del 10 giugno 1940, data in cui l’Italia dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia, schierandosi a fianco della Germania.
Il foglio matricolare di Umberto risolve in poche righe ed una annotazione i sette anni della sua partecipazione, prima come soldato e poi come prigioniero, alla seconda guerra mondiale. Ma la “Libbretta” del “Cap.le Cofrancesco Umberto” e gli altri documenti, che sono stati custoditi con grande amore da sua figlia Giuseppina Lorenzina, ci raccontano un’altra storia, intensa e sofferta, di quei sette lunghi anni trascorsi dalla partenza per la Libia nel 1940 fino al suo ritorno in Italia all’inizio del 1947.

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La prima pagina della “Libbretta” di Umberto

Le annotazioni di Umberto sono sintetiche. Le date che riporta sono tuttavia precise e  collimano esattamente con gli avvenimenti noti della battaglia avvenuta in Cirenaica, al confine con l’Egitto, tra la seconda metà del 1940 e l’inizio del 1941, fino alla caduta di Bardia, tra il 3 e il 5 gennaio 1941. Forse quelle note furono scritte in un secondo momento, durante la prigionia, anche se i suoi ricordi sono chiari, senza esitazioni.

Umberto non usa un lapis per scrivere e neppure probabilmente una penna stilografica. Sembra scrivere con penna e calamaio. Con inchiostro a volte blu, a volte nero, a volte rosso, trovato chissà come in quello scenario di guerra, dove la dotazione di un soldato e di un prigioniero era ridotta all’essenziale.

Ogni Caporale caposquadra aveva un taccuino come quello di Umberto, dove scriveva i nomi di tutti i componenti della “Squadra” (ancora oggi l’unità costitutiva di base del Plotone e formata da una quindicina di soldati), con i loro numeri di matricola e quelli delle armi assegnate a ciascuno di loro. La prima squadra che Umberto annota è l’ottava, costituita in tutto da 13 soldati e due caporali. Nelle pagine successive vengono annotate anche altre squadre, di cui via via Umberto ha fatto parte ed è stato responsabile.

Nel suo taccuino Umberto trascrive anche gli indirizzi militari di persone a lui note, come Aquilino e Lorenzo Nuzzolillo, Emilio Izzo e Giovanni Simone, che dal cognome si direbbero compaesani di S. Lorenzello, e di persone a lui molto care, come il fratello Silvio:
Geniere Cofrancesco Silvio
21° Battaglione Collegiato
Genio di Corpo d’Armata
8a Comp. Telegrafisti
Questo doveva bastare per riuscire a scrivere al fratello, anche lui militare a quell’epoca. Anche lui telegrafista. In un’altra pagina, l’annotazione di un nuovo indirizzo del fratello Silvio:
Geniere Cofrancesco Silvio
Ospedale da campo N.583
1° Reparto Chirurgia
Derna
Non si sa quando Umberto annotò questo nuovo indirizzo, ma certo anche il fratello Silvio si trovava, forse ferito, in Nord Africa durante quella prima fase della seconda guerra mondiale.
Trovare un compaesano al fronte era certamente un evento accolto con particolare gioia, avere contatti tra di loro e scambiarsi della corrispondenza era un modo per sentirsi meno lontani da casa, per riassaporare quell’aria di casa che il deserto della Libia con il suo ghibli e la durezza della guerra cercavano di cancellare. Ma ancora più importante era “seguire” con la mente e col cuore i propri familiari, essere informati di ciò che accadeva loro, di dove si trovavano, se erano in guerra, se la vigna dava frutto, se qualcuno mancava. Umberto, dalle lettere che ci sono pervenute, è sempre rimasto in contatto con la sua famiglia, anche se tra una lettera e l’altra a volte passavano anche sei mesi.



Ultimo aggiornamento ( 09/18/08 )
 
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