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La guerra di Umberto
Scritto da Pacifico Cofrancesco   
09/18/08
Indice articolo
La guerra di Umberto
E la storia inizia...
La guerra d'Etiopia
La "Libbretta"
Umberto in Libia
La "vita a patir di fame"
"Prisoner of War" in India
la corrispomdenza coi familiari
l'Australia di Umberto
Il ritorno a casa
File PDF scaricabile
La guerra di Umberto
di Pacifico Cofrancesco

Nella famiglia Cofrancesco il nome Umberto è abbastanza frequente, soprattutto nelle ultime generazioni. Ma il “Service and Casualty Form”, che Ivo aveva trovato, riguardante un certo Umberto Cofrancesco – figlio di Lorenzo, catturato a Bardia e prigioniero di guerra in Australia – non corrispondeva apparentemente a nessuno degli Umberto Cofrancesco noti, viventi e non. Le varie ricerche fatte non avevano dato alcun risultato.


Introduzione

Un giorno di giugno 2008 accadde però qualcosa di “strano”. Anna, mentre aspettava il suo turno presso la sua parrucchiera di Cerreto Sannita (Benevento), notò una signora dall’aspetto “familiare”. La signora era stata sua cliente in passato, quando Anna aveva, insieme alla sorella, un negozio di abbigliamento nella stessa Cerreto. “Scusa l’invadenza, ma sei una Cofrancesco?”, chiese Anna. Lei rispose un po’ incuriosita, ma molto gentile: “Sì”. Anna, così appassionata al suo lavoro di ricerca genealogica, era già molto eccitata all’idea di aver trovato una persona della famiglia Cofrancesco, da poter collegare forse all’albero di famiglia, a meno che già non lo fosse, ad insaputa di Anna. “Lo sai che c’è un sito web della famiglia Cofrancesco, con tante informazioni, che risalgono addirittura al 1500. E probabilmente c’è anche la tua famiglia”, disse Anna. Lorenzina Giuseppina, questo il nome della signora a cui Anna stava parlando, sempre più incuriosita rispose: “Ma davvero?”. “Sì, sì. E’ proprio così. E c’è un gruppo di persone, sparse un po’ in tutto il mondo, che si occupa delle ricerche”, rispose Anna. E aggiunse: “E c’è un professore di Pavia, che si occupa del sito”. L’interesse di Giuseppina era sempre più grande e rispondeva molto volentieri alle domande. Anna cercava di collegare mentalmente quelle informazioni a ciò che le era noto. Il padre di Giuseppina è vissuto a S. Lorenzello e si chiamava Umberto. Ma suo nonno Lorenzo era originario di Massa di Faicchio: infatti veniva chiamato il “massaiolo”. Lorenzo aveva una sorella di nome Santina, sposata con un Cappella di Massa. Anna cominciava a vederci chiaro... Ma papà Umberto? Papà Umberto era stato prigioniero in Australia... In quel momento questa informazione non aveva avuto un grande effetto. Ma poi, parlandone, riflettendo. Prigioniero in Australia? Ma certo! Umberto! E – come due più due fanno quattro – ecco risolto il mistero del “Service and Casualty Form”. Anche le date di nascita corrispondevano. Era proprio lui!

Ora che sapevamo chi era l’Umberto “australiano”, John ed io ci mettemmo ad interpretare ogni singola parola del suo “Service and Casualty Form”. Non avevamo altro per cercare di capire cosa fosse accaduto ad Umberto in Australia. E, ad una lettura attenta, si rivelò una piccola miniera d’oro. All’inizio, a fatica riuscimmo a leggere “Murchison”. Un nome che presto sarebbe diventato molto familiare. Leggemmo anche altri nomi. Una mappa su Internet ci aiutò a capire che si trattava di città e località nei dintorni di Melbourne, nello stato Victoria (Australia). Poi leggemmo nomi di navi e date di trasferimenti da un posto all’altro. Anche la data del rimpatrio. Ma questo era tutto ciò che si era riusciti a capire.

Giuseppina, con grande gioia, invitò Anna da lei. E con grande disponibilità le aprì le porte della sua casa – che era stata la casa di papà Umberto! Giuseppina aveva conservato con cura le carte del padre risalenti al periodo della guerra, e non solo. “Forse c’è anche un diario... Un diario scritto durante la guerra”. Anna poté fotografare tutti i documenti di Umberto, le sue vecchie foto e soprattutto il suo diario, ritrovato insieme a tutti gli altri ricordi. Era un piccolo taccuino, con non molte pagine scritte. Sfogliandolo, scorrevano date e nomi: 1940, 1941, 1943, Bardia, India, Melbourne: un’altra conferma che si trattava dello stesso Umberto!

Iniziammo così a studiare il favoloso materiale che Giuseppina aveva conservato con tanta cura. Umberto riprendeva vita in quelle pagine: la guerra, i bombardamenti, lo sconforto della prigionia. Le sue foto gli davano finalmente un volto. I nomi dei luoghi citati da Umberto erano i nomi che la storia ufficiale conosce molto bene, Bardia, Forte Capuzzo, Solum... Umberto era lì, mentre si scriveva quella storia, tragica e dolorosa. E anche lui aveva la sua “piccola” storia da scrivere... che ho cercato di ricostruire e raccontare qui.

Ringraziamenti

Voglio ringraziare in modo particolare Lorenzina Giuseppina Cofrancesco, che ha conservato i ricordi di papà Umberto con tanto amore, e che così generosamente ce li ha messi a disposizione, rendendo possibile la realizzazione di questo lavoro. Voglio ringraziare anche Anna, per la passione e l’impegno che mette nella ricerca che stiamo svolgendo, e per aver realizzato tutte le foto dei documenti e degli scritti di Umberto. Un ringraziamento al caro cugino John, che, come sempre, con grande sensibilità e attenzione mi ha aiutato nello studio dei documenti, ha fornito utilissimi suggerimenti e mi assistito nella traduzione del testo in inglese. Un ringraziamento a Peter Dunn di Brisbane (Australia), curatore di un sito web sui campi di prigionia australiani, che molto gentilmente ci ha aiutato a trovare fonti, documenti e fotografie.



Ultimo aggiornamento ( 09/18/08 )
 
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