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La Storia di un uomo tranquillo

Il testamento di Ferdinando

di Pacifico Cofrancesco
Il 7 agosto 2010, cercando tra alcuni vecchi registri di notai dell’Archivio di Stato di Benevento ci siamo imbattuti nel testamento di Ferdinando Cofrancesco (1762-1827), redatto il 2 giugno 1827, solo 8 giorni prima della sua morte. Il documento che Ferdinando ha dettato al notaio – non era in grado di leggere e di scrivere – è piuttosto complesso e rivela parecchio del carattere dell’uomo.



 
 









La casa di Ferdinando oggi
 
Foto di Pacifico Cofrancesco


 
       
Questo articolo è dedicato a tutti i discendenti di Ferdinando, in particolare a John Cofrancesco, che è uno dei suoi discendenti americani, e a cui sono molto grato per il suo grande aiuto nella realizzazione ed aggiornamento di questo sito web, e a tutti i discendenti di Ferdinando che vivono a Massa e in altri luoghi d'Italia, ed in particolare a Giuseppe Cofrancesco e alla sua famiglia che ancora abita nella casa, che fu costruita del figlio di Ferdinando, Giuseppe.

Sommario


  1. Gli antenati

  2. La casa paterna a S. Lorenzello

  3. Antonio, zio di Ferdinando, si trasferisce a Massa

  4. I genitori di Ferdinando:
          Simone Cofrancesco ed Elisabetta Mongillo


  5. Le terre di Massa

  6. La famiglia di Ferdinando

  7. Il testamento e la morte di Ferdinando

  8. Il testamento

  9. I figli di Ferdinando: Giuseppe, i suoi discendenti
          e la casa del Pantano


10. I figli di Ferdinando: Simone e i suoi discendenti

11. La masseria D'Andrea

12. L'eredità di Ferdinando

   
ARTICOLI COLLEGATI

Le origini della famiglia Cofrancesco
Un articolo sulla storia delle prime generazioni dei Cofrancesco, che vissero a S. Lorenzello dal XVI secolo.

Una nuova terra per i Cofrancesco
Un articolo che racconta come i Cofrancesco si trasferirono da S. Lorenzello a Massa.

RIngraziamenti
Ringrazio mia moglie Anna Di Leone per il grande aiuto nelle ricerche d'archivio e nella elaborazione dei contenuti dell'articolo, e John Cofrancesco per i suoi suggerimenti e per l'aiuto nella traduzione.
       


Leggendo il testamento di Ferdinando viene piuttosto naturale chiedersi chi fossero i suoi antenati e come fosse venuto in possesso dei beni che sta lasciando ai suoi familiari, e anche come quei beni si siano poi tramandati ai suoi discendenti. Nelle pagine che seguono cercherò di rispondere a queste domande e traccerò gli antenati di Ferdinando da Giovanni Donato Cofrancesco (nato nel 1613 e morto prima del 1683) fino al momento della sua morte, e quindi presenterò e commenterò il suo testamento. Delineerò anche la storia delle sue proprietà prima e dopo la sua morte e quella dei suoi discendenti, molti dei quali emigrarono negli Stati Uniti.

   
FONTI

Le nostre principali fonti sono state:
  • L'Archivio di Stato di Benevento, per il testamento di Ferdinando Cofrancesco, per parecchi dati genealogici e per il Catasto di epoca napoleonica (il cosiddetto "Catasto Provvisorio").
  • Gli Archivi Parrocchiali di S. Lorenzello e Massa di Faicchio, per la maggior parte dei dati genealogivi.
  • L'Archivio di Stato di Napoli, per il Catasto Onciario di S. Lorenzello del XVIII secolo.
  • Il Comune di Faicchio per i dati sulle famiglie di Massa di fine '800.
       
1. Gli antenati
     [^][>]
   

     
Il padre di Ferdinando era Simone Cofrancesco (1730-1778), nato a S. Lorenzello, figlio di Giovanni Donato, nipote di Antonio Cofrancesco e bisnipote di Giovanni Donato Cofrancesco e Caterina Pacelli, da cui sono discesi una grande parte dei Cofrancesco oggi viventi. Nel seguente diagramma vengono mostrati tutti gli antenati Cofrancesco di Ferdinando ad oggi noti, fino a Giovanni Donato Colafrancesco (Cofrancesco), nato verso il 1560.

Quando Simone Cofrancesco sposò Elisabetta Mongillo di Massa nel 1755, suo fratello Antonio aveva già preso per moglie, nel 1747, un’altra massese, Angela Ciarlo, figlia di quella Caterina Sagnella (vedi articolo "Una nuova terra per i Cofrancesco"), che dopo la morte del suo primo marito Giovanni Battista Ciarlo aveva sposato in seconde nozze proprio lo zio di Antonio, Alessandro Cofrancesco.

In quest’epoca il legame dei Cofrancesco con la loro terra d’origine, S. Lorenzello, era ancora molto forte, infatti Antonio ed Angela, dopo il loro matrimonio, vissero probabilmente per alcuni anni a S. Lorenzello.


S. Lorenzello e Cerreto

S. Lorenzello, luogo di origine dei Cofrancesco

Cerreto Sannita sullo sfondo
   
Gli antenati di Ferdinando
     

  Giovanni Donato Colafrancesco
(S. Lorenzello, 1560 ca - 1606)
     

  Mattia Cofrancesco
(S. Lorenzello, 1580 ca - prima del 1650)
     

  Giovanni Donato Cofrancesco
(S. Lorenzello, 1609 - prim del 1683)
     

  Antonio Cofrancesco
(S. Lorenzello, 1647 -1717)
     

  Giovanni Donato Cofrancesco
(S. Lorenzello, 1684 -1749)
     

  Simone Cofrancesco
(S. Lorenzello, 1730 - Massa, 1778)
     

  Ferdinando Cofrancesco
(1762 ca - Massa, 1827)
     

       
2. La casa paterna a S. Lorenzello
     [^][<][>]

     
Gli antenati di Antonio e Simone vivevano a S. Lorenzello da almeno due secoli. La loro  casa paterna si trovava in via Avantisanti, nel centro dell’antica cittadina, ed era confinante con quella di un altro Cofrancesco, Marco, e con i beni di Don Lorenzo Rubbano, come riportato nel Catasto Onciario del 1742.


  S. Lorenzello 1714

La casa di Antonio e degli altri Cofrancesco a S. Lorenzello in 1714
  dai dati dello "stato delle anime”


   
S. Lorenzello - Avantisanti

S. Lorenzello, Via Avantisanti
Già nel 1714 questa casa apparteneva alla famiglia di Antonio e Simone. Infatti nello “Stato delle Anime” (una specie di censimento di tutti gli abitanti del luogo) compilato dal parroco di S. Lorenzello in quell’anno vi troviamo il loro nonno Antonio Cofrancesco di 62 anni con la moglie Vittoria Rubbano di 58 anni e i loro cinque figli, di cui il maggiore era proprio il padre dei nostri Antonio e Simone, Giovanni Donato, di 35 anni, che allora non ancora sposato.

Nel 1742 i genitori di Giovanni Donato erano già morti (Antonio nel 1717 e Vittoria nel 1721). Giovanni Donato aveva sposato Vittoria Mattei nel 1718 ed avevano avuto in tutto nove figli, cinque dei quali erano elencati nel Catasto del 1742: Antonia (19 anni), Antonio (15 anni), Simone (8 anni), Anna Teresa (6 anni) e Benedetta (1 anno). Gli altri quattro erano morti tutti in giovane età. Anche la moglie Vittoria Mattei era già morta nel 1742, forse subito dopo la nascita dell’ultima figlia Benedetta. Come riportato dal Catasto, Giovanni Donato con i suoi figli viveva ancora nella casa di via Avantisanti, che era stata di suo padre.


La famiglia di Giovanni Donato Cofrancesco (1684-1749), nonno di Ferdinando

La famiglia di Giovanni Donato Cofrancesco (1684-1749),
nonno di Ferdinando

     
       
3. Antonio, zio di Ferdinando si trasferisce a Massa      [^][<][>]

     
Molto probabilmente Antonio ed Angela Ciarlo, dopo il loro matrimonio, per qualche tempo abitarono nella casa paterna di S. Lorenzello. Il padre di Antonio, Giovanni Donato, come detto, era ormai vedovo e, pur non essendo molto vecchio, forse era malato, dato che di lì a poco, nel 1749, sarebbe morto.  Era quindi possibile che avesse bisogno dell’assistenza dei suoi figli per sbrigare le faccende di famiglia e per coltivare i suoi terreni. All’epoca del matrimonio di Angela e Antonio, nel 1747, Antonia, la sorella maggiore di quest’ultimo, aveva già sposato, nel 1746, Paolo Festa di S. Lorenzello ed aveva lasciato la casa paterna, mentre l’altra sorella Anna Teresa, che si sarebbe sposata nel 1754 con Alberto Fusco, viveva ancora col padre. Anche Simone, che aveva solo 17 anni, era ancora celibe e viveva nella casa del padre.

Il primo figlio di Antonio e Angela, Nicola, fu battezzato a S. Lorenzello nel 1749, mentre il loro secondo figlio, Stefano, nato il 26 dicembre 1751, fu battezzato nella chiesa di S. Nicola di Massa, segno questo che ormai a quella data la coppia di coniugi si era stabilmente trasferita lì. Il Catasto Onciario di Massa, redatto nel 1754 (più tardi rispetto a quello di S. Lorenzello), conferma che Antonio ed Angela con i loro due figli vivevano insieme alla madre di Angela, Caterina Sagnella, nella casa che in parte era andata in eredità alla stessa Angela. Anche i verbali degli atti preparatori del Catasto di Massa confermano che Antonio Cofrancesco nel 1754 era ufficialmente un abitante della “Università” di Massa, perché al pari degli altri maschi adulti di Massa partecipò all’elezione del Sindaco e dei delegati alla redazione del Catasto di quella piccola “università” (questo era il nome usato per i “comuni” del Regno delle Due Sicilie a quel tempo). Dopo la morte del padre, il distacco di Antonio da S. Lorenzello fu definitivo. Sua moglie Angela era di Massa e anche le terre ereditate dal padre si trovavano tutte in quel territorio. Perciò trasferirsi a Massa fu una scelta del tutto naturale. Quando Antonio vi si trasferì, suo fratello Simone e sua sorella Anna Teresa, rimasero nella casa paterna di S. Lorenzello.
   
La prima casa dei Cofrancesco a Massa

La prima casa dei Cofrancesco a Massa, dove visse dal 1749 Antonio Cofrancesco con sua moglie Angela Ciarlo, figliastra di Alessandro Cofrancesco
       
4. I genitori di Ferdinando:
    Simone Cofrancesco ed Elisabetta Mongillo
      [^][<][>]

     
Simone Cofrancesco sposò Elisabetta Mongillo di Massa il 3 gennaio 1755. Come il fratello Antonio, anche Simone rimase a S. Lorenzello dopo il suo matrimonio, quasi certamente nella stessa casa dove era nato e cresciuto. Infatti le sue due prime figlie, Angela Vittoria, nata nell’ottobre 1755, e Vittoria Lorenza, nata nel 1759, furono battezzate nella chiesa di S. Lorenzello.

La famiglia Simone Cofrancesco (1730-1778), padre di Ferdinando

La famiglia Simone Cofrancesco (1730-1778), padre di Ferdinando


Ferdinando fu il terzo figlio di Simone ed Elisabetta e nacque verso il 1762 (come si deduce dalla registrazione della sua morte), ma non si sa se a Massa o a S. Lorenzello, dal momento che la registrazione del suo battesimo ad oggi non è stata ancora trovata.

La madre di Ferdinando, Elisabetta Mongillo era la figlia di una delle persone più facoltose di Massa, Sebastiano Mongillo, e di professione faceva l’ostetrica. Simone faceva il contadino e viveva coltivando i terreni di Massa che, insieme al fratello Antonio, aveva avuto in eredità da suo padre. Erano gli stessi terreni che furono in parte ereditati da Ferdinando qualche anno più tardi e poi lasciati dallo stesso Ferdinando ai suoi figli, come scritto nel suo testamento.

Nelle famiglie dei ricchi proprietari terrieri si mettevano in atto speciali strategie familiari per mantenere unite le proprietà di famiglia. Era assai comune trovare ad esempio molti figli sacerdoti e figlie monache (meglio se monache laiche, dette “bizzoche”, in modo da non pagare neppure la dote al monastero), per fare in modo che rimanesse alla fine un solo erede effettivo che potesse avere l’intera eredità. Questo non accadeva nelle povere famiglie di contadini. Raramente riuscivano ad acquisire nuovi terreni e quindi le proprietà dei loro padri venivano suddivise infinite volte, una generazione dopo l’altra riducendo sempre più l’estensione dei terreni disponibili per ciascuna famiglia, e rendendo sempre più difficile produrre abbastanza per sopravvivere coltivando quelle terre.  Questa è un’altra delle ragioni per cui tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo molti contadini lasciarono la loro terra natale ed emigrarono, inclusi parecchi discendenti di Ferdinando.
     
La casa di Sebastiano Mongillo

La casa di Sebastiano Mongillo a Massa, costruita nel 1735, dove era cresciuta e visse Elisabetta Mongillo prima del suo matrimonio con Simone Cofrancesco nel 1755.

Era una delle case più grandi di Massa a quel tempo, con 8 stanze su due piani, come scritto nel Catasto Onciario del 1754, e Sebastiano Mongillo era una delle persone più ricche di Massa.
 
     
5. Le terre di Massa
     [^][<][>]

     
Nel Catasto Onciario di S. Lorenzello del 1742, Giovanni Donato Cofrancesco, padre di Antonio e Simone, dichiara di possedere “un territorio arbustrato, e vitato con massaria di fabbrica, e altre comodità sito in pertinenze di Massa di capacità di moggia sei inclusovi un moggio di territorio lavorandino ”.

Dopo la sua morte, avvenuta come detto nel 1749, i suoi beni, inclusi i terreni di Massa, vengono ereditati dai suoi figli. Nel Catasto di Massa del 1754 troviamo che Antonio e Simone sono proprietari in diversa misura di circa sei moggia di terreno nella zona di Massa detta Padulo nei pressi del Pantano. In particolare Simone, che viene elencato tra i  “proprietari non residenti”, possiede “un territorio arbustrato di un moggio e venti misure con massaria di fabbrica” nel luogo detto il Padulo, e in comproprietà col fratello Antonio, “un territorio arbustrato nel luogo detto lo Padulo di moggia tre metà per ciascheduno”.

Era un fatto abbastanza comune che una famiglia di S. Lorenzello possedesse dei terreni a Massa, in particolare la zona del Padulo/Pantano è proprio ai confini tra i territori dei due comuni e quindi facilmente raggiungibile da S. Lorenzello.
Nel Catasto detto “Provvisorio” di epoca napoleonica troviamo come unici beni di Ferdinando Cofrancesco, quella piccola proprietà del Pantano (Padulo), all’incirca la metà di quella posseduta da suo padre Simone, essendo l’altra parte andata al fratello di Ferdinando, Domenico. Si trattava di un terreno “arbustrato fruttifero” di poco più di due moggia.

A poche centinaia di metri dal Pantano c’era (e c’è ancora) una fattoria, dove Ferdinando visse per qualche tempo e morì, ma che non era di sua proprietà. Infatti, come apprendiamo dal suo testamento, a quel tempo Ferdinando viveva nella masseria dei D’Andrea a Massa e si occupava dei loro terreni. Era quello che oggi potremmo chiamare il fattore dei D’Andrea.

La masseria D'Andrea oggi

La masseria D’Andrea a Massa oggi, nel mezzo dei vigneti,
dove Ferdinando Cofrancesco visse e morì nel 1827


La famiglia D’Andrea era una ricca famiglia di Cerreto, oggi estinta, che ha dato anche i natali a Giuseppe D’Andrea (1849-1934) (vedi Giuseppe D’Andrea su Wikipedia) che fu avvocato e senatore del Parlamento Italiano tra la fine del ‘800 e l’inizio del ‘900.

Giuseppe D’Andrea, nipote del Giuseppe D’Andrea proprietario della masseria quando Ferdinando era vivo, è ancora oggi ricordato a Massa per aver contribuito nel 1926 alla costruzione dell’importante strada che collega Massa alla strada per Cerreto Sannita, come testimonia la lapide posta sul muro esterno della chiesa di Massa dai massesi riconoscenti.

Quindi Ferdinando non viveva solo dei frutti del piccolo terreno lasciatogli da suo padre, ma si occupava anche dei terreni della masseria dei D’Andrea. A quanto è dato sapere dai dati catastali, la famiglia D’Andrea di Cerreto possedeva già nel 1754 “un territorio arbustrato e vitato di moggia quindici con massaria di fabrica”, che risulta ancora possedere, pressoché immutato, in quanto a superficie, nel 1829. Non era una grande fattoria, come quelle confinanti dei Lavorgna o dei Majorino, ma era sufficiente per garantire alla famiglia di Ferdinando una vita dignitosa.

La masseria D'Andrea a Massa

La masseria D'Andrea a Massa con i suoi terreni in una mappa del 1830
(Istituto Geografico Militare - Firenze)

    Catasto Onciario di Massa

1 maggio 1754. Uno degli atti preliminari del Catasto Onciario di Massa
(Archivio di Stato di Napoli)




























Lapide a Giuseppe D'Andrea

AL SENATORE

GIUSEPPE D'ANDREA

STRENUO SOSTENITORE
DI QUESTA VIA
GRATITUDINE DI POPOLO
POSE A RICORDO

MCMXXVI

La lapide commemorativa posta all'esterno della chiesa parrocchiale di Massa a ricordo del senatore Giuseppe D’Andrea che si adoperò per far costruire la strada di collegamento tra il centro di Massa e la rotabile per Cerreto nel 1926
       
6. La famiglia di Ferdinando
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Ferdinando Cofrancesco sposò Libera Antonia Lavorgna a S. Lorenzello l’8 aprile 1792. Non sappiamo molto di Libera Antonia Lavorgna, possiamo però dedurre dall’usanza dell’epoca di celebrare il matrimonio nella parrocchia di provenienza della sposa che fosse di S. Lorenzello. Non sappiamo neppure se dopo il matrimonio Ferdinando e Libera Antonia vivessero a Massa o a S. Lorenzello. Certo è che i primi cinque dei loro otto figli, nati tra il 1793 e il 1802, furono tutti battezzati a S. Lorenzello.

Dal suo testamento apprendiamo che viveva nella masseria D’Andrea di Massa “da più anni”, ma non sappiamo da quanti. Nel 1811, quando i massesi ottengono in enfiteusi le terre della Selva di Massa, che furono del feudatario Carafa, anche Ferdinando Cofrancesco viene elencato tra i cittadini di Massa che hanno diritto ad una porzione di quella terra e pertanto doveva trovarsi a Massa da parecchio tempo. Al n. 23 dell’elenco troviamo infatti “Ferdinando Cofrancesco fu Simone”, che con il suo nucleo familiare di 5 persone aveva diritto a circa 6300 mq di terreno.

Degli otto figli avuti con Libera, solo quattro avevano raggiunto la maggiore età: due maschi, Giuseppe (nato nel 1797) e l’ultimo dei tre Simone, quello nato nel 1808, e due femmine, Maria Carolina (nata nel 1793) e Maria Giuseppa (nata nel 1799). Tutti sono menzionati nel testamento di Ferdinando.

La famiglia di Ferdinando Cofrancesco (1762-1827)

La famiglia di Ferdinando Cofrancesco (1762-1827) 
     
       
7. Il testamento di Ferdinando e la sua morte
     [^][<][>]

     
Ferdinando dettò il suo testamento il 2 giugno 1827 proprio nella masseria D’Andrea “nella quale massaria il testatore con tutta la sua famiglia da più anni domicilia ” e lì, “nel suo pagliaio”, morì otto giorni dopo, il 10 giugno, a metà pomeriggio, alle 15, come recita la registrazione della sua morte trovata nell’archivio dello Stato Civile.

I testamenti, come i contratti matrimoniali e la maggior parte degli atti notarili, sono documenti standard per quanto riguarda la loro struttura. Anche la formula “dettato da”, non corrisponde a quanto realmente accadeva. Il notaio aveva un ruolo fondamentale nella strutturazione del documento. Ciò che cambiava era il contenuto del testamento.
All’inizio del testamento c’è sempre la raccomandazione dell’anima del testatore a Dio e ai Santi e le clausole relative alle messe che dovevano essere celebrate per la sua anima dopo la sua morte. Quindi seguivano le direttive relative al luogo desiderato per la sepoltura. Il cuore del testamento era, naturalmente, la parte in cui il testatore diceva come voleva dividere le sue proprietà tra gli eredi.

Anche il testamento di Ferdinando segue questo schema. Per quanto riguarda la raccomandazione ai Santi, Ferdinando chiede innanzitutto l’intercessione di “Maria Santissima” e conclude con una raccomandazione all’“Angelo Custode”. Nel suo testamento Ferdinando non dice in quale chiesa debba essere seppellito (non c’erano cimiteri a Massa e nella zona a quel tempo). Dice solo che vuole che il suo “corpo divenuto cadavere sia seppellito in quella Chiesa che meglio si stimerà dai miei Eredi e con quella pompa funebre che più si compete al mio stato”. Questo è un dettaglio che non va trascurato. A Massa a quel tempo c’era solo una chiesa e Faicchio non era un luogo dove venivano solitamente sepolti i massesi. Perciò l’unica altra possibilità era la chiesa di S. Lorenzello, dove molti dei figli di Ferdinando erano stati battezzati. Questo suggerisce la possibile esistenza di qualche legame affettivo, mai sopito, con il luogo d’origine di suo padre e della sua famiglia. Ad ogni modo i suoi eredi alla fine decisero di seppellirlo nella chiesa di Massa, come risulta dalla registrazione della sua morte.

Quello che è notevole nel testamento di Ferdinando, perché ci dice parecchio sul suo carattere, è la precisione con cui specifica ogni minuto dettaglio. Era un uomo giusto e voleva moriva in pace, lasciando la giusta parte di eredità a ciascun membro della sua famiglia. Ferdinando era un uomo pacifico e riflessivo. Questa è l’immagine che di lui ci offre il suo testamento. Un uomo che amava la sua “dilettissima moglie”, sposata 35 anni prima, e i suoi figli e che si preoccupava di dare indicazioni precise su come dividere i suoi beni, perché i suoi eredi non avessero motivo di fare liti dopo la sua morte.

Le due ragazze erano già sposate. Maria Carolina aveva sposato Giuseppe Cappella di S. Lorenzello l’8 novembre 1815, mentre la sorella Maria Giuseppa aveva sposato Antonio Fappiano, anch’egli di S. Lorenzello, il 22 dicembre 1822. Entrambe vivevano con i rispettivi mariti a S. Lorenzello ed entrambe avevano avuto dal padre la promessa di una dote di quaranta ducati, oltre il corredo, in parte ancora da pagare sia alla prima figlia, quanto alla seconda. Quaranta ducati erano una dote normale per una famiglia non ricca come quella di Ferdinando, ma i poveri contadini dell’epoca non possedevano quasi mai denaro contante e così molto spesso erano costretti a vendere i loro terreni, se ne avevano, per pagare le doti, ed è quello che Ferdinando lasciò detto di fare in sua vece dopo la sua morte.
Anche il figlio Giuseppe era già sposato, con la sua prima cugina Maria Angela, figlia dello zio Domenico Cofrancesco, fratello del padre.

Suo figlio Giuseppe era già sposato con una sua prima cugina, Maria Angela, figlia del fratello del padre, Domenico Cofrancesco. Simone, il più giovane dei figli di Ferdinando, aveva solo 19 anni al momento del testamento di suo padre e viveva ancora con i genitori nella masseria D’Andrea. Era lui ad occuparsi del padre e quasi certamente a lui restò il compito di gestire la masseria D’Andrea e i suoi terreni per un certo tempo dopo la sua morte. Nel suo testamento, Ferdinando aveva lasciato a sua moglie Libera Lavorgna l’usufrutto sulla metà dei suoi terreni vita natural durante. Libera probabilmente continuò a vivere con suo figlio Simone fino alla sua morte avvenuta nel 1842.

Ferdinando aveva chiesto nel suo testamento che le messe per lui fossero celebrate dal Canonico Don Giuseppe D’Adona, un importante sacerdote di Cerreto. Inoltre la persona che Ferdinando nominò come suo esecutore testamentario era un ricco signore di Cerreto, Antonio Grillo, che viene detto essere un suo “dilettissimo amico”. Ferdinando non aveva appreso a leggere e scrivere, ma era non era certo uno sprovveduto e il suo testamento lo dimostra.

Ferdinando aveva 65 anni quando morì. Non era molto vecchio, ma per l’epoca era già una bella età. Suo padre Simone era morto a soli 48 anni e suo zio Antonio a 42. Doveva avere qualche malattia, ma non tale da impedirgli di scendere i molti gradini dello scalone della masseria D’Andrea. Quando morì, Ferdinando non era nel suo letto, al primo piano della masseria, ma al pian terreno, “nel suo pagliaio”. Questo dettaglio sul luogo della sua morte, ci fa immaginare una persona mite che in un giorno assolato cerca di ripararsi dal caldo quasi estivo in un luogo fresco, per stare tranquillo e riposare...
     
       
8. Il testamento
      [^][<][>]

     
Il 2 giugno 1827 il notaio Gabriele Biondi si recò nella casa di Ferdinando a Massa, dove si trovava "infermo nel corpo, sano però di mente", per scrivere il testamento di Ferdinando, alla presenza di testimoni.


La prima pagina del testamento di Ferdinando
   
L'atto notarile

Fonte: Archivio di Stato di Benevento, Notai, Unità 16081, foll. 65-66

Data: 2 giugno 1827
Luogo: Massa, masseria D'Andrea


Notaio: Gabriele Biondi di Cerreto, residente a S. Salvatore



















Regno delle Due Sicilie

Il giorno due del mese di Giugno dell’anno mille ottocento ventisette.
    In tenimento di questo Comune di Massa a quello di San Lorenzello riunito
[1],
    e propriamente nella massaria di Don Giuseppe D’Andrea di Cerreto.
 
Francesco primo, per la grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie,
    e di Gerusalemme, Duca di Parma, Piacenza, e Castro,
    Gran Principe Ereditario di Toscana.

Innanzi a me Gabriele Biondi di Don Luigi, Notaio residente in San Salvadore,
    Provincia di Terra di Lavoro, ed alla presenza de’ sottonotandi
    Testimonj aventi le qualità ricercate dalla Legge si è costituito
    Ferdinando Cofrancesco del fu Simone, contadino domiciliato
    come sopra in questa massaria di Don Giuseppe D’Andrea, ben
    cognito a me Notaro, ed a’ testimonj, il quale essendo infermo di corpo,
    sano però di mente, siccome scorgesi dal suo retto parlare, ha manifestato
    a me Notaro, in presenza de’ testimonj di voler fare il suo testamento
    per atto pubblico, onde disporre di quella porzione di beni che la legge
    gli permette poter testare, e così prevenire i litigi, che potrebbero suscitarsi
    tra i suoi figliuoli.


Primo. Raccomando il mio spirito a Maria Santissima, che qual madre
    e refugio de peccatori voglia presentarlo al suo dilettissimo figliuolo,
    e mio Dio Gesù Cristo, lo raccomando pure a tutti i Santi miei Avvocati,
    all’Angelo mio Custode, ed a Santi tutti del Cielo.


Secondo. Voglio che il mio corpo divenuto cadavere sia seppellito in quella
    Chiesa che meglio si stimerà dall’infradicendi miei Eredi e con quella
    pompa funebre che più si compete al mio stato.


Terzo. Voglio che nel giro di anni due dal dì della mia morte, mi faccino
    celebrare ducati dieci di messe piane in ragione di carlini due ciascuna
    messa, e dal Reverendo Canonico Don Giuseppe Adone del Comune di
    Cerreto, limitrofo a questo di Massa nel cui tenimento io mi ritrovo.


Quarto. Do, e lego alla mia dilettissima moglie Libera Lavorgna l’usufrutto
    di tutti i beni che dalla legge mi vengono accordati poterne disporre, e
    ciò vita durante della medesima, e finacché guarderà il letto vedovile.


Quinto. Voglio che la mettà (metà) di tutti i miei beni il di cui usufrutto
    ho legato alla predetta mia moglie Libera sia divisa dopo la di costei
    morte in porzioni uguali tra i cari miei figli Simone e Giuseppe.


Sesto. Dichiaro io testatore di aver maritate due figlie per nome
    Maria Giuseppa e Carolina, e di aver promesso a queste per dote
    ducati quaranta per ciascheduna, e col corrispondente corredo, quale
    alla prima si è data in buona porzione, cioè Carolina, ed alla seconda,
    cioè Maria Giuseppa, se le deve dare molto di detto corredo, e perciò
    voglio che se le dasse (desse) e che loro si assegnasse tanto di territorio,
    che equivale alla somma di ducati quaranta per una per le doti promesse.


Settimo. Quante volte (Qualora) dette mie figliuole non fossero contente
    delle doti a loro promesse, e volessero sperimentare (far valere) le loro
    ragioni contro la mia eredità, voglio che queste mettano in collazione
    quel tanto che in dote hanno avuto, e quindi dividano cogli due di loro
    fratelli Simone e Giuseppe quella porzione di beni che la legge loro accorda
    doversi dividere.


Ottavo. Voglio che della ricolta de’ generi di questo corrente anno si dia
    porzione al mio caro figlio Simone che mi ha assistito, dopo però che
    se ne saran dedotti i pesi, e dopoché la sua madre, e mia moglie avrà
    precapito (percepito) il legato come sopra, e le terze che in suo favore
    incominceranno a decorrere dal dì della mia morte sopra le sue doti in
    ducati trenta, quali doti in una con ducati quindici, che ho di debito,
    gravano tutti i miei beni. #


[A margine, con il segno #, la seguente postilla: ]
# Istituisco miei Eredi in eguali parti e porzioni i dilettissimi figliuoli Giuseppe,
    Simone, Carolina, e Maria Giuseppa con le condizioni di sopra
    espresse e ciò nella sola porzione che loro tocca per legge, giacché
    la mettà (metà) mia disponibile l’ho donata di già in usufrutto alla
    mia moglie Libera, e nella proprietà ai miei due figli Giuseppe e Simone.

   Questa postilla contiene parole cinquantaquattro delle quali la prima
    incomincia con quella istituisco, e finisce in quella Simone.

    [La postilla viene sottoscritta dai testimoni  e dal notaio.]


Nono. Nomino esecutore di questo mio testamento il mio dilettissimo amico
    Signor Don Antonio Grillo, quale prego a volermi dare quest’ultimo
    contrassegno d’amicizia.


Decimo. Annullo ognaltro testamento che avessi finora potuto fare,
    e voglio che questo solo si abbia ad eseguire.


Questo testamento così dettato da esso testatore Ferdinando Cofrancesco
    e da me Notaro scritto ne’ termini stessi ne’ quali mi è stato dettato,
    e stato fatto oggi suddetto giorno, mese, ed anno alle ore quattordici,
    in questa massaria di Don Giuseppe di Andrea in tenimento dei Comuni
    riuniti di San Lorenzello e Massa, in Provincia di Terra di Lavoro nella
    quale massaria il testatore con tutta la sua famiglia da più anni domicilia,
    e nella quale ha firmato il suo stabilimento, alla presenza di esso testatore
    Ferdinando Cofrancesco, domiciliato come sopra, ed alla presenza de’ Signori
    Don Nicola Guarino, del fu Giuseppe, proprietario, domiciliato a Cerreto,
    Signor Michele Lavorgna fu Giuseppe proprietario, domiciliato in San
    Lorenzello, Vito Lavorgna fu Giuseppe, massaro, domiciliato a Massa,
    e Giuseppe di Paolantonio Cembalo, contadino, domiciliato in San Lorenzo,
    testimonj idonei richiesti a quest’atto giusta il voto della Legge.


Di questo testamento si è da me Notaro data lettura ad esso testatore, in
    presenza de’ testimonj con chiara, ed intelligibil voce. Detto testamento
    non viene firmato dal testatore Ferdinando Cofrancesco, perché invitato
    da me a questo scrivere dopo di avergliene data lettura ha risposto non
    saperlo [fare], per non averlo appreso.


[Seguono le firme dei testimoni e i dettagli del costo dell’atto:]

    Nicola Guarino t.o
    Michele Lavorgna Testimonio
    Vito Lavorgna t.o
    Giuseppe Cembalo T.o
    Io Gabriele Biondi di Don Luigi, Notaro in San Salvadore
    Provincia di Terra di Lavoro, appongo il segno del mio Tabellionato


[A margine vengono annotate le spese per l’atto: in tutto 3 ducati e 86 grana. ]


Le firme dei testimoni del testamento di Ferdinando

Le firme dei testimoni del testamento di Ferdinando

   
NOTE

[1] Tra il 1809 ed il 1829 Massa fu unita a S. Lorenzello in un comune chiamato di “S. Lorenzello e Massa”. Si trattava di una vera e propria unione di due comuni distinti, come dimostrano molti atti dell’epoca, anche se il capoluogo amministrativo era S. Lorenzello. Successivamente, dal 1830 il Comune di Massa cessa di esistere, e Massa, con il suo territorio, diventa una frazione di Faicchio.


















       
9. I figli di Ferdinando: Giuseppe, i suoi discendenti
    e la casa al Pantano

     [^][<][>]
       
I figli maschi di Ferdinando, Giuseppe e Simone, a differenza delle figlie, rimasero stabilmente a Massa anche dopo il matrimonio. La loro vita ormai si svolgeva tutta a Massa.

Come detto, Giuseppe sposò la sua prima cugina Maria Angela Cofrancesco. Le nozze erano state celebrate nella chiesa di Massa il 6 maggio 1826. Non sappiamo dove andarono a vivere subito dopo il matrimonio. Sebbene ci fossero delle piccole costruzioni rustiche nei terreni del Pantano, non vi era in quell’area una vera e propria casa che potesse essere l’abitazione di Giuseppe, come evidenziato dalla mappa di Massa del 1830. Solo dopo alcuni anni da quella data Giuseppe dovette costruire la casa sui terreni del Pantano, in parte ereditati da suo padre ed in parte acquistati dal fratello Simone nel 1836. La casa che Giuseppe costruì in quegli anni esiste ancora, ingrandita ed in parte rimodernata, ed appartiene ancora ai suoi discendenti e da essi è ancora abitata.

La casa dei Cofrancesco al Pantano di Massa

La casa dei Cofrancesco al Pantano di Massa
in parte ingrandita e restaurata rispetto a quella costruita
da Giuseppe Cofrancesco verso il 1830

Giuseppe e Maria Angela Cofrancesco ebbero sette figli, di cui sei femmine, Maria Elisabetta (nata nel 1826), Maria Giovanna (nata nel 1829), Maria Antonia (nata nel 1831), Caterina detta “Celestina” (nata nel 1834), Vitantonia (nata nel 1838), Maria Filomena (nata nel 1839 e morta a tre anni), e un solo maschio, Antonio Raffaele (nato nel 1842). Ad oggi non siamo ancora riusciti a trovare informazioni sulla morte di Giuseppe e Maria Angela.

Nel 1883/1890 Giuseppe abitava con la sua famiglia proprio nella casa del Pantano, come si trova al foglio  n. 919 del Registro di Popolazione di Faicchio, nella via chiamata di S. Nicola. Sua moglie Maria Angela era già morta e con lui viveva la figlia Maria Elisabetta e la famiglia del nipote Giuseppe Antonio, figlio del defunto Antonio Raffaele e di Maria Raffaela Marenna.

Antonio Raffaele aveva sposato Maria Raffaela Marenna nel 1863 ed era morto l’anno successivo all’età di soli 22 anni, dopo che sua moglie aveva dato alla luce due gemelli, Giuseppe Antonio e Filomena, nati il 2 gennaio 1864. Nonostante Antonio fosse morto così giovane e avesse avuto solo un figlio maschio, la sua discendenza è stata numerosa.

Giuseppe Antonio aveva sposato il 20 ottobre 1883 Maria Filomena Marenna di Fontanavecchia ed ebbero ben 10 figli, 4 dei quali erano maschi. Di questi, Pacifico Vittorio morì quando aveva meno di due anni, Antonio emigrò negli Stati Uniti si sposò, ma non ebbe figli. Anche Vittorio sposò Giuseppina Di Meo, ma non ebbero figli.

Vittorio Cofrancesco e Giuseppina Di Meo
Giuseppina Di Meo e Vittorio Cofrancesco

Alessandro
invece, chiamato usualmente “Santo” o “Santuccio” (diminutivo abituale per il nome Alessandro) sposò Clelia Cofrancesco nel 1928 ed ebbero sei figli.

Santuccio & Clelia Cofrancesco

Santuccio Cofrancesco e sua moglie Clelia Cofrancesco

Santuccio e Vittorio si divisero la casa degli avi al Pantano. La porzione di Vittorio, quella che oggi appare la più antica, è stata ereditata dai figli della sorella Paolina (che lo aveva accudito dopo cherera diventato vedovo), mentre la parte ristrutturata ed ampliata è oggi abitata dal figlio di Santuccio, Giuseppe Cofrancesco, sua moglie Marzia Cofrancesco, e la famiglia del loro figlio Alessandro, con la moglie Anna ed i figli Marzia e Giuseppe. Quella casa, da quando fu costruita, quasi due secoli fa, è sempre stata abitata dai discendenti della stessa famiglia Cofrancesco.
     
       
10. I figli di Ferdinando: Simone e i suoi discendenti      [^][<][>]

     
Quando Ferdinando morì nel 1827, Giuseppe era già sposato e dopo qualche tempo si trasferì nella casa del Pantano, mentre suo fratello Simone non era ancora sposato. Non sappiamo per quanto tempo i Cofrancesco restarono nella masseria D'Andrea, dopo la morte di Ferdinando. Probabilmente almeno fino alla morte di sua moglie Libera, nel 1842. A quel tempo, Simone, che aveva sposato Maria Concetta Lavorgna il 17 dicembre 1834, aveva già tre figli: Maria Luisa, nata nel 1836, Ferdinando, nato nel 1838 e Giovanni, nato nel 1841. Altri due figli
nasceranno in seguito: Leucio nel 1844 e Liberantonio nel 1848.

Da un atto notarile del 1836 apprendiamo che Simone vendette al fratello Giuseppe la parte di terreno del Pantano avuta in eredità da suo padre. In un altro atto del 1846 troviamo che Simone possiede una casa nel centro di Massa. E' probabile che vivesse lì con la sua famiglia, dal momento che lo troviamo ancora abitante nel "Vicinato" di Massa tra il 1883 e il 1888. Il "Registro di Popolazione" del Comune di Faicchio riporta la sua famiglia al foglio n. 903. A quell'epoca il figlio Ferdinando era già sposato e viveva con la sua famiglia, come vedremo, in Via Fontana, a Massa.

In quegli anni vivevano con Simone la moglie Concetta e il figlio Leucio con la sua famiglia. Leucio aveva sposato un'altra Cofrancesco, Maria Giuseppa, figlia di Berardino e Maria Luigia Sansone, ed aveva tre figli viventi, Antonio, nato nel 1872; Concetta, nata nel 1877; Maria Rosa, nata nel 1879. Leucio era morto piuttosto giovane il 19 giugno 1882.

Simone morì a Massa il 14 aprile 1888, all'età di 80 anni. Sua moglie Concetta era morta alcuni anni prima, nel 1882, all'età di 60 anni. Poco tempo dopo la morte di Simone, nel 1890, suo nipote Antonio emigrò negli Stati Uniti, a Buffalo, stato di New York, e fu raggiunto in seguito da tutta la famiglia, madre inclusa.
   
Massa - Via Vicinato
La via Vicinato di Massa,
dove visse Simone Cofrancesco

Ferdinando sposò Maria Cofrancesco, figlia di Nicola Cofrancesco e Nicoletta Ciarlo, verso il 1865 e alla fine dell'800 emigrò negli Stati Uniti (New Haven, Connecticut) con 8 dei suoi 9 figli (la figlia Maria Concetta era morta quando aveva solo 9 mesi).

Nel "Registro di Popolazione" che si trova presso il Comune di Faicchio, risalente agli anni 1888/1889, troviamo al foglio di famiglia n. 888, la famiglia di Ferdinando Cofrancesco, abitante come detto in Via Fontana. La casa di Ferdinando oggi non è esattamente identificabile; è da ritenersi però che si trovasse all'incirca a metà della via, poco oltre la chiesa di S. Nicola, all'altezza della piazzetta che si trova dietro la chiesa.

La prima figlia di Simone, Maria Luisa sposò Marco Ruggiero nel 1861 e andò a vivere a S. Lorenzello. Mentre il suo figlio più giovane, Liberantonio, morì a 33 anni nel 1880, senza essersi mai sposato. Dell'altro figlio Giovanni non si hanno notizie, nè riguardo ad un eventuale matrimonio, né riguardo la sua morte.
   
Massa - Via Fontana
La parte di Via Fontana a Massa, dove si trovava probabilmente la casa di Ferdinando
       
11. La masseria D'Andrea
      [^][<][>]  

     
La masseria D’Andrea, secondo quanto raccontano le persone anziane di Massa, nella seconda metà dell’800, probabilmente dopo la morte di Simone e la partenza dei suoi figli e nipoti per gli USA, passò ai Mongillo e successivamente alla famiglia Tacinelli, che l’ha tenuta fino all’inizio degli anni ‘60 del secolo scorso. L’ultimo D’Andrea morì senza eredi, prima che la famiglia Tacinelli lasciasse la masseria alla famiglia Branca (che tuttora vi abita), e designò erede di  tutte le sue proprietà un monastero di Cerreto Sannita, inclusa la masseria di Massa.


La masseria D’Andrea negli anni ’50

La masseria D’Andrea negli anni ’50 del secolo scorso.
I sette figli Tacinelli con la madre Cristina Beatificato durante la mietitura


La masseria dei D’Andrea non deve essere oggi molto diversa da come era cinquanta anni fa e all’epoca della morte di Ferdinando nel 1827. Antonietta Tacinelli (la bimba all’estrema destra nella foto), nata e cresciuta in questa masseria, ricorda com’era la casa della sua infanzia.

“Al piano terreno vi erano le stalle e la cantina. Entrando nel portone di trovava subito uno scalone di pietra in cima al quale c’era una piccola loggia scoperta. Si entrava poi in una piccola cucina, quasi un’anticamera in fondo alla quale si trovavano due stanze da letto, la prima per le ragazze e la seconda per mamma e papà. A sinistra dell’ingresso, dopo qualche gradino si entrava nel “salone”, una grande sala arredata, che veniva occupata dai signori D’Andrea quando di tanto in tanto d’estate venivano a passare qualche giorno in campagna. In fondo alla sala c’erano altre due stanze, in una delle quali c’era persino un bagno, che era solo per i signori. Il salone, quando i D’Andrea non c’erano, veniva usato dalla famiglia Tacinelli.”

Oggi il piano inferiore è stato in parte ristrutturato, mentre lo scalone è ancora al suo posto e anche il piano superiore è rimasto quasi tutto com’era, come doveva essere quando Ferdinando viveva lì e fece il suo testamento. Vi abitava fino a poco tempo fa ancora una Cofrancesco, Maria Carmina, moglie del defunto Pasquale Branca, con i suoi figli, Marco ed Emilio Branca.
     
       
12. L'eredità di Ferdinando
      [^][<]

     
Ferdinando fece testamento, anche se non aveva molte proprietà da lasciare ai suoi eredi. Voleva lasciare il suo mondo in ordine, dando a ciascuno quello che poteva. Dopo una vita piena e produttiva, le sue ultime preoccupazioni sono, oltre che per la sua anima, per la sua famiglia, per sua moglie, le sue figlie, i suoi figli, che non avessero a litigare a causa della sua eredità.

In realtà ciò che ha lasciato a loro, come anche a noi, in eredità è la sua bontà d’animo, la sua dirittura morale, la pacatezza che possiamo immaginare dalle parole del suo testamento e che possiamo ancora intravedere nei volti e negli atteggiamenti di tante persone buone di Massa e non solo, che hanno certamente ereditato qualcosa da lui.

     
       
       
Ultimo aggiornamento ( 12/20/11 )
 
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